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Di seguito il testo della petizione al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che si può firmare su CHANGE.ORG a partire dal 14 maggio 2020.
Basta anglicismi nel linguaggio istituzionale: Viva l’italiano #litalianoviva
Signor Presidente Sergio Mattarella,
siamo un gruppo di cittadini preoccupati e infastiditi dall’abuso di parole inglesi che si riversano in ogni ambito, sempre più numerose e frequenti specialmente nel linguaggio dei mezzi di informazione, del lavoro, della politica e dell’istruzione. Ognuno è libero di parlare come crede, naturalmente, ma chi si rivolge a tutti dovrebbe essere consapevole della propria responsabilità, del proprio ruolo nella diffusione dell’italiano e nell’impronta che contribuisce a dargli nella sua evoluzione verso la modernità. Riteniamo inaccettabile che le parole inglesi vengano utilizzate soprattutto nel linguaggio istituzionale, amministrativo e politico, per la trasparenza e il rispetto che si deve ai cittadini italiani e anche al nostro patrimonio linguistico che in questo modo si svilisce.
Preferire gli anglicismi e ritenerli segno di progresso è deleterio. Dovremmo smetterla di ostentarli come se ci vergognassimo della nostra lingua, che all’estero gode invece di un forte richiamo e di un grande potere evocativo. Mentre da noi sentiamo parlare di question time, nel Canton Ticino si dice l’ora delle domande, in Parlamento e sui giornali. Siamo dispiaciuti che un’importante azienda dei trasporti italiana abbia sostituito la figura del capotreno con quella del train manager, nella comunicazione ai passeggeri e persino nei contratti! Ci intristisce sentire sempre più spesso job invece che lavoro o premier al posto di Presidente del consiglio come è scritto nella nostra Costituzione. Ci addolorano, proprio in ambito istituzionale, il welfare per indicare la salute e lo stato sociale, o la privacy per la privatezza/riservatezza. Siamo amareggiati e a disagio davanti a neologismi come navigator e a espressioni per molti incomprensibili come spending review o quantitative easing. Insomma, vogliamo rispettare le leggi italiane e non gli act e vogliamo pagare le tasse e non le tax.
Non intendiamo dare vita ad alcuna “crociata”, il nostro è un appello alla resistenza contro l’eccesso di inglese non per purismo, ma perché i numeri sono allarmanti. Gli anglicismi aumentano nella loro frequenza, dal linguaggio politico e mediatico si riversano nel vocabolario di tutti. Sui dizionari, negli ultimi trent’anni sono più che raddoppiati (dai 1.600 del 1990 agli oltre 3.500 di oggi) e circa la metà dei neologismi del Nuovo millennio è in inglese. La nostra lingua sta perdendo la capacità di evolvere autonomamente (per via endogena), di creare e utilizzare le nostre parole, e la soluzione prevalente è quella di ricorrere a vocaboli inglesi e pseudo-inglesi crudi, senza tradurli, senza adattarli e senza saperli reinventare.
Ci rivolgiamo a Lei nella speranza che con la Sua autorevolezza voglia esercitare un richiamo almeno nei confronti della politica e delle istituzioni, perché si usi la nostra lingua, che consideriamo un bene che andrebbe promosso e tutelato come avviene all’estero e come facciamo con tutte le altre nostre eccellenze, dall’arte alla gastronomia. La preghiamo, infine, di incoraggiare una campagna mediatica per difendere e favorire l’italiano che denunci l’abuso dell’inglese, come si è fatto con successo in Spagna o in Francia, e come da noi è avvenuto per sensibilizzare tutti sui temi sociali più importanti, dalla violenza contro le donne al bullismo. Ci piacerebbe vedere un’analoga iniziativa anche contro la discriminazione lessicale delle nostre parole.
Cordiali saluti, grazie.
La petizione è stata promossa da un piccolo gruppo di intellettuali, linguisti, professionisti, scienziati, professori universitari, attori e cittadini che ha deciso di unirsi e attivarsi per il bene dell’italiano. Vai al loro profilo e al loro motto.